La vita involontaria di Brianna Carafa

"Mi sembrava a un tratto che il mio potere fosse illimitato. Che io fossi, per qualche attimo miracoloso, all'unisono con la vita, semplicemente assecondandola".
La vita involontaria
“La vita involontaria” di Brianna Carafa mi è sembrato un piccolo universo che, proprio come quello in cui viviamo, è formato per la maggior parte da materia che non riusciamo a vedere. È un libro piccolo, ma denso nella scrittura, particolarmente intenso, ma mai pesante. Pintus è un orfano nato in una città immaginaria della Germania che si trasferisce a Vallona per studiare filosofia. Con una disgregazione familiare alle spalle e nessuna prospettiva davanti a sé Pintus vive la sua vita “involontaria”, da inetto, trascinato dagli eventi.
In questo romanzo di formazione la “materia oscura” è rappresentata da tutte le cose non dette, le assenze e gli atti mancati nella vita del protagonista. Grazie alle parole di Carafa mi sono chiesta anche io (insieme a Pintus) quale effetto abbiano avuto sulla mia vita la casualità, le cose non dette, gli atti mancati e quale sia il confine fra una vita “passiva” e una vita vissuta semplicemente assecondando gli eventi.
E voi? Assecondate o subite passivamente la vita? Grazie ai ragazzi di @bookswithoutfrills che su Instagram mi hanno fatto conoscere il libro e complimenti alla casa editrice Cliquot per aver recuperato e ridato nuova vita a questa opera, finalista al premio Strega nel ’75.
